Il paradosso dell'avversione e il perdono

Il dono che puoi farti

Il per-dono è dono per eccellenza, non ha prezzo, non implica ricompense o crediti: è gratuito e intenzionale e non implica nessun senso di superiorità o inferiorità. 
A prima vista sembra un ingiusto tributo a chi ti ha fatto del male, eppure se vuoi fare esperienza del perdono, non puoi non avventurarti oltre i concetti di 'giusto' e 'ingiusto', verso le terre più incerte e spesso inesplorate del cuore. Concetti, giudizi e pregiudizi sono categorie della mente che ostacolano l'esperienza del perdono, una zavorra che t'impedisce di alzarti in volo. 

Se vuoi che la pioggia bagni i semi che hai appena piantato nell'orto, non ti viene in mente di ricoprire la terra con un telo di cellophane. Allo stesso modo, se vuoi perdonare, devi poterti disfare del giudizio e di ogni altra forma di categoria mentale che, come un foglio di plastica impediscono all'intelligenza del cuore e al perdono di bagnare i semi di benessere, pace e  leggerezza che aspettano di poter fiorire. 
Nell'arte del perdono, impari - facendone esperienza - che le categorie mentali ti depistano invariabilmente verso strade senza uscita, impedendoti di accordare un tributo di amore prima di tutto a te stesso. Perché ciò che conta davvero è liberarti dalla sofferenza. Shakespeare disse: 'serbare rancore equivale a bere del veleno sperando che l'altro muoia'. 

 

Hai notato che tentando di respingere ciò che ti fa male ti ci aggrappi?

La pratica del perdono è un modo per uscire dal grande equivoco del rancore e dell'odio.
Quando ripensi al male che ti è stato fatto, ti stai raccontando una storia. Quell'episodio è accaduto, certo, ma nel momento presente non c'è più. 
Quando non perdoni, ti attacchi a ciò che è accaduto in passato, di cui resta oramai soltanto l'involucro vuoto. La storia che ti racconti immortala per sempre il torto che hai subito e ti condanna a ingurgitare nuova rabbia, nuovo risentimento e rancore ogni volta che riporti alla mente quanto è accaduto. 
Quando non perdoni, fai in modo che quell'episodio che si verificò un giorno, accada ancora sempre, dieci, cento, mille volte, ogni volta che ti racconti di nuovo ciò a cui sei rimasti attaccato. Parlo per esperienza, ci ho messo anni a perdonare persone che hanno innescato dentro di me la scintilla di sofferenze profonde.  
Non è paradossale? Volevi respingere lontano da te quell'episodio insieme a tutta la sofferenza che ti ha portato e invece ci sei rimasto avvinghiato come la pianta parassita al suo tronco. 

La pratica del perdono è un antidoto a due tra le più grandi fonti di sofferenza: l'avversione e l'attaccamento, due estremi che si toccano e t'imprigionano.

Cosa ti fa restare attaccato a quello che sperimenti? La resistenza, che non ti fa accettare e riconoscere quanto la vita ti porta, con tutte le emozioni collegate. Ma nel resistere alle cose per le quali provi avversione o paura, ti ci impantani: paradossalmente ti attacchi proprio a ciò che vorresti evitare.
Ciò che accogli passa, ciò a cui resisti s'incancrenisce dentro di te e nella tua vita.

Quando non cedi e crei resistenza, quando ti opponi con rabbia, risentimento e odio nell'illusione di proteggerti dalla sofferenza, incontri solo i tuoi limiti e lasci che si ammassino nuovi strati di sofferenza sul dolore generato dall'esperienza che hai vissuto.
 

La forza della vulnerabilità

Quando pian piano impari a non resistere, a (per)donare, ti accorgi che stai cominciando a fluire con la vita e scopri una libertà che non avresti mai immaginato d'incontrare. Non si tratta di essere debole: chi è stato ferito e perdona fino in fondo, trabocca di coraggio. Coraggio è letteralmente 'l'azione che viene dal cuore', il cuore intero, con tutta la sua forza e tutta la sua fragilità.
Quando scegli di non restare bloccato nel risentimento, nella lamentela, nel vittimismo e cerchi strade per andare oltre, ricevi dei doni inimmaginabili.
La forza che alcuni trovano nelle esperienze più tragiche e nelle grandi prove della vita, non è mai soltanto la loro, è la forza della Vita, la forza della connessione con l'energia di Vita che è in ciascuno di noi. 
Ma per ricevere occorre che accetti di lasciare andare ogni resistenza, bisogna che tu scelga di esporre all'aria e alla luce le tue ferite, lasciandole nude e indifese. E che tu scelga di avanzare nella vita con la potenza della vulnerabilità. Per amore di libertà. O anche solo per amore.

 

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